Santi del 24 Giugno
*Santi Agoardo, Agilberto e Compagni - Martiri (24 Giugno)
Martirologio Romano: Nel villaggio di Créteil nel territorio di Parigi, passione dei Santi Agoardo e Agilberto e di molti altri, martiri.
Il primo che li ricorda il 24 giugno è Usuardo nel suo Martirologio: «In territorio Parisiensi, vico Cristollo, passio sanctorum Agoardi et Gliberti cum aliis innumeris promiscui sexus».
Queste brevi parole, ripetute nel Martirologio Romano (p. 252), furono amplificate da un autore anonimo fra il sec. X e il XII fino a farne una Vita (BHL, I, p. 28, n. 168), priva di qualsiasi valore storico.
I Bollandisti ci informano che il piccolo paese di Créteil «celebris habetur martyrio, veneratione et Reliquiis» dei due martiri, che erano festeggiati anche nella città di Parigi.
Quanto al tempo, li dicono uccisi verso l'anno 500.
(Autore: Charles Lefebvre - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Santi Agoardo, Agilberto e Compagni, pregate per noi.
*Beato Cristoforo de Albarran - Sacerdote Mercedario, Martire (24 Giugno)
+ 1566
Fu uno dei primi sacerdoti che si avventurarono nell’andare a predicare il vangelo agli indios che popolavano il sud del Perù e gran parte di quelle terre che oggi sono la Repubblica Argentina ed il Paraguay.
Zelante missionario, il mercedario Beato Cristoforo de Albarran, predicò il vangelo di Cristo con grande fervore in Santiago del Estero, Cordova, Jujuy, la Asuncion ecc...
Venne martirizzato dai ciriguani nell’anno 1566, che lo trafissero con frecce e gettarono il suo corpo in un rogo ardente mentre dal cielo scendeva una nube candida, la quale svanì nell’aria davanti ai loro occhi.
L’Ordine lo festeggia il 24 giugno.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Cristoforo de Albarran, pregate per noi.
*Sant'Eros e fratelli - Martiri di Satala in Armenia (24 Giugno)
Antiochia - Satala, Armenia sec. IV
Nella precedente edizione del ‘Martyrologium Romanum’ i santi Orenzio, Eros, Farnace, Firmino, Firmo, Ciriaco e Longino tutti fratelli, erano commemorati il 24 giugno, data nella quale li aveva posti nel ‘500 lo storico Cesare Baronio, estensore del primo ‘Martirologio Romano’.
Il Baronio li trovò scritti nei Sinassari bizantini dell’epoca al 24 giugno, in precedenza in Occidente essi erano completamente sconosciuti.
La storia raccontata dai sinassari bizantini è leggendaria, essa riporta vari elementi che compaiono in altre ‘Passio’ di martiri dell’epoca, questo sembra il frutto di una politica messa in atto da Bisanzio sulla costa orientale del Mar Nero, divenuta l’ultimo avamposto dell’impero greco.
Per consolidarvi la propria posizione strategica, contro gli arabi che avanzavano, Bisanzio tentò qui come in altre regioni, di mantenere la popolazione locale nell’ambito della Chiesa imperiale; uno dei mezzi di propaganda della sua politica religiosa, era di coltivare o suscitare leggende poetiche e pietose tradizioni locali che si confondessero con le antiche glorie dell’impero romano.
E in tale contesto si può inserire la storia probabilmente vera, ma ingigantita per i motivi suddetti, di Eros, Orenzio e fratelli. La nuovissima edizione del ‘Martyrologium Romanum’ non ne fa più cenno.
Orenzio ed i suoi sei fratelli sopra elencati, tutti cristiani, erano stati arruolati ad Antiochia con altri 1200 coscritti ed avviati verso la Tracia per essere inseriti nella ‘Legione Legeandra’; dopo la morte di Diocleziano (313), l’imperatore associato Massimiano, viene colto di sorpresa da una invasione di Sciti che attraversando il Danubio (Istro) devastano la Tracia ex provincia romana.
Il re degli Sciti, Marmaroth sfida l’imperatore in uno scontro personale, per decidere le sorti della guerra; Massimiano era poco propenso a scontrarsi con il re scito, visto che era un gigante, allora Orenzio volontariamente si fa avanti per combattere al suo posto e come Davide davanti a Golia, uccide il capo degli invasori, portandone la testa a Massimiano, che organizza subito delle cerimonie per ringraziare gli dei, ma Orenzio che era cristiano, con i fratelli rifiuta di parteciparvi.
Nonostante ciò viene in un primo momento ricolmo di onori e regali tra cui il cinturone di Marmaroth. Ma trascorsi pochi giorni, l’imperatore cambia radicalmente atteggiamento nei suoi confronti, Orenzio ed i fratelli vengono obbligati ad abiurare la loro fede e giacché si rifiutano, vengono subito esiliati a Satala odierna Sadagh in Armenia.
Viene data loro l’opportunità di rinnegare il cristianesimo e quindi poter ritornare e ricevere la dovuta ricompensa, se no verranno portati in esilio in Abasgia e in Zicchia, cosa che avvenne alla fine.
Durante questa lunga e disagiata marcia forzata verso il Caucaso, muore per primo Eros giunto a Kené Parembolé, città della costa tra Trebisonda e Rhizos, due giorni dopo il 24 giugno, la carovana giunge a Rhizos e Orenzio viene gettato in mare con una pietra al collo ma l’arcangelo s. Raffaele gli viene in aiuto, deponendolo su uno scoglio, dove muore e sepolto sul luogo.
Farnace muore ad una trentina di km oltre Rhizos, mentre Firmo e Firmino giungono ad Apsaros vicino Petra e spirano insieme il 3 luglio. Ciriaco muore nella città di Ziganeos sempre sulla costa il 24 luglio, infine Longino che viene imbarcato su un battello, muore in mare il 28 luglio prima di arrivare al porto di Pityonte.
I sinassari bizantini, già citati, conservarono la data del 24 giugno, giorno della morte di Orenzio, come celebrazione di tutto il gruppo, mentre il sinassario armeno di Ter Israel, li celebra il 18 marzo. Anche se morti in varie località armene, essi furono conosciuti come ‘Martiri di Satala’, luogo da dove erano partiti prima di subire il martirio.
(Autore: Antonio Borrelli – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Sant'Eros e fratelli, pregate per noi.
*Santi Giovanni e Festo - Martiri di Roma (24 Giugno)
Martirologio Romano: A Roma sulla via Salaria antica, Santi Giovanni e Festo, Martiri.
Nei codici del Martirologio Geronimiano sono ricordati al 21 e 23 dicembre: la prima volta con l'indicazione topografica in Tuscia, la seconda con un generico et alibi; il 24 giugno, poi, è ricordato il solo Festo attribuito a Roma.
Secondo il Delehaye doveva esserci anche il nome di Giovanni, perché tali sarebbero le indicazioni della passio Bibianae.
Quale delle tre date corrisponda al vero dies natalis dei due martiri è impossibile stabilire perché mancano altre fonti per un controllo e, del resto, neppure è sicuro che siano morti insieme. È certamente però falsa l'indicazione topografica in Tuscia perché i due santi sono romani, essendo sepolti in un cimitero della via Salaria vecchia, detto ad septem Palumbas ed anche in clivum Cucumeris, come risulta dal più antico catalogo dei cimiteri di Roma.
I loro nomi infatti si leggono nei pittacia e nella notula degli olii che il presbitero Giovanni raccolse sui loro sepolcri al tempo della regina Teodolinda; gli itinerari del secolo VII poi attestano che nel cimitero esisteva una chiesa dedicata a Giovanni, la quale era comunemente indicata con l'appellativo ad caput San Iohannis, perché il capo del martire era ivi custodito sotto l'altare, mentre il corpo si trovava in addio loco come quello di Festo sub terra.
È impossibile determinare chi fossero i due martiri, perché le notizie date dalle possio Marcelli, passio Joannis et Pauli e passio Pimeni sono leggendarie e prive di fondamento.
Nel Martirologio Romano i nostri martiri sono ricordati tre volte: il 23 giugno il solo Giovanni con un elogio tratto dalla passio Bibianae in cui si dice ch'egli sarebbe stato un presbitero decapitato al tempo di Giuliano l'Apostata; il 24 giugno il solo Festo (detto però erroneamente Fausto), e il 21 dicembre ambedue sempre con l'indicazione topografica in Tuscia.
(Autore: Agostino Amore - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Santi Giovanni e Festo, pregate per noi.
*San Giuseppe Yuan Zaide - Martire (24 Giugno)
m. 1817
Martirologio Romano: Nella provincia di Sichuan in Cina, San Giuseppe Yuan Zaide, sacerdote e martire, strangolato in odio alla fede cristiana.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Giuseppe Yuan Zaide, pregate per noi.
*San Gunardo (Goardo) di Nantes - Vescovo e Martire (24 Giugno)
† 24 giugno 843
Martirologio Romano: A Nantes in Bretagna, San Goardo, vescovo e martire, che, mentre celebrava una Messa solenne con il popolo nella cattedrale, morì insieme a molti fedeli trafitto dalle frecce degli empi Normanni mentre cantava Sursum corda.
Due documenti, datati intorno all’840, il testamento di Aidrico vescovo di Le Mans e una carta capitolare di Redon, ci attestano che Gunhard, Gohard, Gundard o Guichard era vescovo di Nantes nell’837, ma né l’uno né l’altro docilmente forniscono informazioni sulla sua vita.
Più tardi, la collegiata di San Pietro di Angers, che affermava di custodirne il corpo, lo considerò originario dei città pretendendo che fosse nato da famiglia umilissima e affidato, fin da bambino, alle cure del vescovi di Angers, Benedetto, che ne avrebbe poi fatto poi fatto un canonico della chiesa di San Pietro.
Questo racconto aveva lo scopo di collegare alla collegiata il santo anche per la sua vita così come già lo era per le reliquie.
La sua morte, per contro, è assai ben attestata dalla cronaca di Nantes dell’XI secolo, che un annalista del secolo IX, contemporaneo - o presso a poco - di Gunardo, riproduce in latino.
Era il tempo in cui le incursioni continue e sempre più audaci dei Normanni seminavano il panico e la distruzione sulle coste della Bretagna e risalivano perfino la Loira.
Nell’843, il 24 giugno, festa di san Giovanni Battista, gli incursori si impadronirono di Nantes. La città era affollata: gli abitanti della campagna e i monaci di San Ermelando d’Aindre vi si erano rifugiati per paura degli invasori.
I Normanni penetrarono nella cattedrale, mentre Gunardo celebrava la Messa e lo sgozzarono sull’altare di san Ferreolo nel momento in cui cantava il Sursum corda del Prefazio.
Essi uccisero anche tutti i monaci e i laici che erano attorno e soltanto il 30 settembre seguente, Susan, vescovo di Vannes, poté consacrare nuovamente la cattedrale profanata.
Si ignora la sorte del corpo di Gunardo perché il panico che seguì alla strage non lasciò testimoni; ma ciò non impedì all’immaginazione interessata di un canonico di san Pietro di Angers, nel XVI secolo, di raccontare per certo che il santo martire Gunardo, portando la propria testa fra le mani, era uscito dalla cattedrale, dirigendosi diritto verso la Loira, e che di là una barca lo condusse, da sola e contro corrente, fino ad Angers, dove soltanto i chierici di san Pietro riuscirono ad impadronirsene. Cosa certa è, comunque, che la sua tomba rimase nella chiesa di san Pietro ad Angers fino al 1789, quando fu profanata e distrutta. Vi figurava l’iscrizione: «Humilis Gohardus, Nannetensium Pater et Martyr».
Nel 1211 e nel 1324 ebbero luogo due traslazioni del corpo di Gunardo. La cattedrale di Nantes ne possedeva soltanto una reliquia custodita in un reliquiario d’argento con la pianeta, la stola e il calice, che si pensava, sino al XVI secolo, fossero suoi.
Commemorato, a causa della festa di san Giovanni, all’indomani della sua morte, il 25 giugno ad Angers come a Nantes, egli, in quest’ultima diocesi, aveva diritto ad un Ufficio proprio già dal XXII secolo, durante il quale si cantava sempre, fra le altre, questa antifona: «O quam felix es, Nannetensium civitas tot martyrum cruore perfusa, qui cum suo pontifice gentilium gladio trucidati, aeternae vitae adepti sunt bravium».
(Autore: Jean Evenou – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Gunardo di Nantes, pregate per noi.
*Beato Ivano - Eremita (24 Giugno)
Secondo un'altra versione della «Vita» fu figlio del duca dei croati, Charvati. Studi moderni affermano che fu monaco benedettino nel monastero sassone di Coevey, poi ritiratosi, eremita, in Boemia. A conferma di ciò esiste un elenco di monaci di quel monastero dell'865 che porta il nome Unvano.
Durante una battuta di caccia, l'eremita Ivano fu scoperto dal duca boemo Borivoj e invitato al castello di Tetìn, dove dopo aver ricevuto i desiderati sacramenti, rimase a colloquio con la duchessa Santa Ludmilla, prima di ritornare al suo eremitaggio. Il duca Borivoj s'impegnò con lui che alla sua morte avrebbe edificato una chiesa dedicata a San Giovanni Battista. (Avvenire)
Di questo beato eremita vi sono due ‘Vite’, una latina del secolo XIV e una paleoslava del secolo XVII, purtroppo in contrasto fra loro e che hanno fatto dubitare a turno dell’una o dell’altra sulla veridicità storica, addirittura che potessero parlare di due eremiti omonimi vissuti e sepolti magari nello stesso luogo in tempi diversi.
Visse verso la fine del secolo IX in Boemia, secondo la ‘Vita’ latina era consanguineo del re d’Ungheria Santo Stefano e per l’altra fu figlio del duca dei croati, Charvati. Studi moderni affermano che era un monaco benedettino nel monastero sassone di Coevey, poi ritiratosi a fare l’eremita in Boemia, a conferma di ciò esiste un elenco di monaci di detto monastero dell’865 che porta il nome Unvano.
Durante una battuta di caccia, l’eremita Ivano fu scoperto dal duca boemo Borivoj e invitato al castello di Tetìn, dove dopo aver ricevuto i desiderati sacramenti, rimase a colloquio con la duchessa Santa Ludmilla, prima di ritornare al suo eremitaggio.
Il duca Borivoj s’impegnò con lui che alla sua morte avrebbe edificato una chiesa dedicata a San Giovanni Battista, approssimatosi la fine, Ludmilla inviò un suo sacerdote a portargli gli ultimi conforti religiosi.
Dopo la sua morte avvennero molti miracoli, si ha notizia che nel 1205 nel luogo del suo eremitaggio già c’era una chiesa chiamata San Giovanni sotto la Rocca; il culto fu propagato dai monaci benedettini, che qui si erano rifugiati, quando dovettero lasciare il loro monastero presso Praga, durante le guerre ussite.
Le reliquie riposano sotto l’altare dell’antica chiesa abbaziale che sostituì la vecchia chiesa di San Giovanni sotto la Rocca.
Si festeggia il 24 giugno festa di San Giovanni Battista di cui il nome Ivano e di diretta provenienza e anche per la sua grande devozione verso il Santo.
(Autore: Antonio Borrelli – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Ivano, pregate per noi.
*Beata Maria Guadalupe (Anastasia Guadalupe Garcia Zavala) - Religiosa, Fondatrice (24 Giugno)
Zapopan, Jalisco, Messico, 27 aprile 1878 - Guadalajara, Messico, 24 giugno 1963
Al secolo: Anastasia Guadalupe García Zavala (1878-1963), a Guadalajara, in Messico, si dedicò all'assistenza dei malati. Aiutò il sacerdote Cipriano Íñiguez Martín del Campo alla fondazione della Congregazione delle Ancelle di Santa Margherita Maria e dei Poveri, che diresse come superiora, promovendone lo sviluppo in tempi difficili per la Chiesa messicana. Nel 2000 è stato promulgato il decreto sulle sue virtù eroiche.
Martirologio Romano: A Guadalajara in Messico, Beata Maria di Guadalupe (Anastasia) García Zavala, vergine, che partecipò attivamente alla fondazione della Congregazione delle Ancelle di Santa Margherita Maria e dei Poveri e svolse con impegno opere di carità tra i poveri e gli ammalati.
Fondatrice della Congregazione religiosa delle Serve di Santa Margherita Maria e dei Poveri, nacque a Zapopan, Jalisco, in Messico il 27 aprile 1878. Suoi genitori furono Fortino Garcia e Rifugio Zavala Garcia.
Don Fortino era commerciante, aveva un negozio di articoli religiosi di fronte alla Basilica di Nostra Signora di Zapopan, per questo la piccola Lupita faceva visita alla chiesa molto di frequente e fin da piccola dimostrò grande amore per i poveri e per le opere di carità.
Lupita aveva fama di essere una giovane molto carina e simpatica, pur tuttavia semplice e trasparente nei modi, amabile e servizievole con tutti. Fu fidanzata con Gustavo Arreola, e ormai promessa in matrimonio all’età di 23 anni, sentì la chiamata del Signore a consacrarsi alla vita religiosa con particolare attenzione verso i malati e i poveri.
Confidò questa sua inquietudine al suo direttore spirituale, Padre Cipriano Iñiguez, che a sua volta le disse di aver egli pure avuto l’ispirazione di fondare una Congregazione Religiosa per prendersi cura degli ammalati dell’Ospedale e la invitava a cominciare questo lavoro; fu così che entrambi fondarono la Congregazione religiosa delle “Serve di Santa Margherita Maria e dei Poveri.”
Madre Lupita fu infermiera, si inginocchiava perfino sul pavimento per occuparsi dei primi ammalati dell’ospedale, che all’inizio naturalmente era carente di molte cose, tuttavia in esso regnò sempre tenerezza e compassione, poiché ivi si provvedeva soprattutto alla cura spirituale degli ammalati.
Madre Lupita fu eletta Superiora Generale della Congregazione, carica che ricoprì tutta la vita, e sebbene provenisse da una famiglia di ceto agiato, seppe adattarsi con gioia ad una vita estremamente sobria ed insegnò alle Suore della Congregazione ad amare la povertà per potersi dedicare meglio agli infermi. L’Ospedale attraversò un momento di grave difficoltà economica e Madre Lupita chiese il permesso al proprio direttore spirituale di poter mendicare per la strada, e ottenuta l’autorizzazione, lo fece con altre consorelle per vari anni finché riuscì a risolvere il problema del sostentamento dei malati.
Grave fu in Messico la situazione politico – religiosa a partire dal 1911, con la caduta del presidente Porfirio Diaz fino praticamente al 1936, perché la Chiesa fu perseguitata dai rivoluzionari Venustiano Carranza, Alvaro Obregòn, Pancho Villa e soprattutto Plutarco Elìas Calles nel periodo più sanguinoso dal 1926 al 1929.
Durante tale periodo di persecuzione contro la Chiesa cattolica in Messico, Madre Lupita rischiando la sua vita e quella delle sue compagne nascose all’interno dell’Ospedale alcuni sacerdoti ed anche l’Arcivescovo di Guadalajara, S.E. D. Francisco Orozco y Jimenez. Le suore inoltre davano da mangiare e curavano gli stessi soldati persecutori feriti; questo fu uno dei motivi per cui i soldati accampati presso l’Ospedale non solo non infastidivano le suore ma difendevano esse ed i malati.
Durante la vita di Madre Lupita furono aperte 11 fondazioni nella Repubblica Messicana, e dopo la sua morte la Congregazione continuò a crescere; attualmente le Serve di Santa Margherita e dei Poveri contano 22 fondazioni in Messico, Perù Islanda, Grecia e Italia.
Il 13 ottobre 1961 l’intera Congregazione delle Serve di Santa Margherita e dei Poveri festeggiarono il giubileo di diamante di Madre Lupita , cioè, i 60 anni di vita religiosa dell’amata fondatrice; tuttavia ella, che aveva 83 anni, soffriva di una dolorosa malattia che dopo due anni la condusse alla morte.
Si addormentò nel Signore il 24 giugno 1963 a Guadalajara, Jalisco, Messico all’età di 85 anni, e da allora gode di una solida fama di santità.
Fu amata dai poveri e dai ricchi della città di Guadalajara e di altri luoghi dove la Congregazione aveva ospedali, questo è confermato anche dal fatto che quando si seppe della sua morte, moltissima gente si recò all’Ospedale per rendere omaggio per l’ultima volta ai suoi resti mortali e il giorno seguente quando furono celebrati i funerali grande fu la partecipazione perché già godeva di fama di santità.
Madre Lupita si presenta oggi come un degno esempio di vita di santità perché sia imitata non solo dalle Religiose da lei fondate, bensì da tutti i fedeli grazie alla pratica costante ed eroica delle virtù evangeliche che esercitò tutta la vita, e soprattutto alla dedizione incondizionata al servizio di Dio nei fratelli, specialmente nei poveri e in quelli che soffrono ogni tipo di infermità. É stata beatificata da Papa Giovanni Paolo II in San Pietro il 25 aprile 2004.
(Fonte: Santa Sede - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beata Maria Guadalupe, Fondatrice, pregate per noi.
*Sant'Orenzio e Fratelli - Martiri di Satala in Armenia (24 Giugno)
Antiochia - Satala, Armenia sec. IV
Nella precedente edizione del ‘Martyrologium Romanum’ i santi Orenzio, Eros, Farnace, Firmino, Firmo, Ciriaco e Longino tutti fratelli, erano commemorati il 24 giugno, data nella quale li aveva posti nel ‘500 lo storico Cesare Baronio, estensore del primo ‘Martirologio Romano’.
Il Baronio li trovò scritti nei Sinassari bizantini dell’epoca al 24 giugno, in precedenza in Occidente essi erano completamente sconosciuti.
La storia raccontata dai sinassari bizantini è leggendaria, essa riporta vari elementi che compaiono in altre ‘Passio’ di martiri dell’epoca, questo sembra il frutto di una politica messa in atto da Bisanzio sulla costa orientale del Mar Nero, divenuta l’ultimo avamposto dell’impero greco.
Per consolidarvi la propria posizione strategica, contro gli arabi che avanzavano, Bisanzio tentò qui come in altre regioni, di mantenere la popolazione locale nell’ambito della Chiesa imperiale; uno dei mezzi di propaganda della sua politica religiosa, era di coltivare o suscitare leggende poetiche e pietose tradizioni locali che si confondessero con le antiche glorie dell’impero romano.
E in tale contesto si può inserire la storia probabilmente vera, ma ingigantita per i motivi suddetti, di Eros, Orenzio e fratelli. La nuovissima edizione del ‘Martyrologium Romanum’ non ne fa più cenno.
Orenzio ed i suoi sei fratelli sopra elencati, tutti cristiani, erano stati arruolati ad Antiochia con altri 1200 coscritti ed avviati verso la Tracia per essere inseriti nella ‘Legione Legeandra’; dopo la morte di Diocleziano (313, l’imperatore associato Massimiano, viene colto di sorpresa da una invasione di Sciti che attraversando il Danubio (Istro) devastano la Tracia ex provincia romana.
Il re degli Sciti, Marmaroth sfida l’imperatore in uno scontro personale, per decidere le sorti della guerra; Massimiano era poco propenso a scontrarsi con il re scito, visto che era un gigante, allora Orenzio volontariamente si fa avanti per combattere al suo posto e come Davide davanti a Golia, uccide il capo degli invasori, portandone la testa a Massimiano, che organizza subito delle cerimonie per ringraziare gli dei, ma Orenzio che era cristiano, con i fratelli rifiuta di parteciparvi.
Nonostante ciò viene in un primo momento ricolmo di onori e regali tra cui il cinturone di Marmaroth. Ma trascorsi pochi giorni, l’imperatore cambia radicalmente atteggiamento nei suoi confronti, Orenzio ed i fratelli vengono obbligati ad abiurare la loro fede e giacché si rifiutano, vengono subito esiliati a Satala odierna Sadagh in Armenia.
Viene data loro l’opportunità di rinnegare il cristianesimo e quindi poter ritornare e ricevere la dovuta ricompensa, se no verranno portati in esilio in Abasgia e in Zicchia, cosa che avvenne alla fine.
Durante questa lunga e disagiata marcia forzata verso il Caucaso, muore per primo Eros giunto a Kené Parembolé, città della costa tra Trebisonda e Rhizos, due giorni dopo il 24 giugno, la carovana giunge a Rhizos e Orenzio viene gettato in mare con una pietra al collo ma l’arcangelo San Raffaele gli viene in aiuto, deponendolo su uno scoglio, dove muore e sepolto sul luogo.
Farnace muore ad una trentina di km oltre Rhizos, mentre Firmo e Firmino giungono ad Apsaros vicino Petra e spirano insieme il 3 luglio.
Ciriaco muore nella città di Ziganeos sempre sulla costa il 24 luglio, infine Longino che viene imbarcato su un battello, muore in mare il 28 luglio prima di arrivare al porto di Pityonte.
I sinassari bizantini, già citati, conservarono la data del 24 giugno, giorno della morte di Orenzio, come celebrazione di tutto il gruppo, mentre il sinassario armeno di Ter Israel, li celebra il 18 marzo.
Anche se morti in varie località armene, essi furono conosciuti come ‘Martiri di Satala’, luogo da dove erano partiti prima di subire il martirio.
(Autore: Antonio Borrelli – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Sant'Orenzio e Fratelli, pregate per noi.
*San Rumoldo di Mechelen - Martire (24 Giugno)
Scozia, 720 ca. – Mechelen (Malines) Belgio, 755
Di sicuro su San Rumoldo di Mechelen (Malines), in Belgio, si sa che era anglosassone come altri missionari dell'VIII secolo, si pensi a san Bonifacio.
Inoltre è certo che nacque intorno al 720, forse in Scozia, che fu evangelizzatore della zona del fiume Dyle, nell'attuale Belgio, e che vi morì di morte violenta (l'esame del cranio nel 1775, millenario della morte, rilevò un colpo di corpo contundente).
Su di lui restano due «Vite» - risalenti a XII e XIII-XV secolo - che aggiungono alla sostanza molti elementi leggendari.
Fu accolto molto bene dalla nobiltà locale, e già comunque in zona vi erano dei cristiani. Resta misterioso il motivo della sua uccisione, dopo la quale fu gettato nel Dyle.
Una delle due «Vite» lo attribuisce al rimprovero del Santo a due adulteri, che si vendicarono. Il suo copro miracolosamente ritrovato nel letto del fiume riposa nella cattedrale di Mechelen (Malines). È patrono della diocesi di Malines-Bruxelles. (Avvenire)
Martirologio Romano: A Malines nel Brabante, nell’odierno Belgio, San Rumoldo, venerato come eremita e martire.
Il “Martirologio Romano” riporta al 24 giugno la celebrazione di San Rumoldo martire ed abate; anche se in altri testi è ricordato il 1° luglio.
Di lui si trovano notizie in vari testi che man mano che passava il tempo, aggiungevano particolari sui precedenti; anzi creando più versioni sulla vita dello stesso santo. Verso il 1100 la ‘Passio S. Rumoldi’, scritta dal monaco Teodorico dell’abbazia di St. Trond, raccontava che Rumoldo era nato in Scozia e dopo un viaggio a Roma, si era stabilito a Mechelen, nome fiammingo della città di Malines in Belgio, ospite del conte Adone e di sua moglie Elisa.
Il Santo ricambiò la loro generosità, con le sue preghiere ottenendo per loro la nascita di un figlio, che poi più tardi, risuscitò essendo morto annegato. Sempre aiutato dalla generosità del conte, Rumoldo poté fondare un’abbazia; morì assassinato nel 775 da due compagni, che volevano impadronirsi del suo denaro.
Una successiva narrazione del XIII-XV secolo, elaborò ancor di più la leggenda, scritta da un anonimo, che presenta Rumoldo come figlio del re di Scozia David e di Cecilia figlia del re di Sicilia; entrato nello stato religioso divenne vescovo di Dublino, carica che rinunciò quando andò a Roma dal papa Stefano II (752), per partire poi come missionario per predicare il Vangelo, stabilendosi nella zona di Mechelen.
Questa versione concorda con la precedente per l’opera del santo e per la morte violenta, solo dice che non furono due compagni ad ucciderlo, ma bensì due operai di cui uno era stato rimproverato da San Rumoldo per il suo adulterio.
Eliminando le parti leggendarie delle varie versioni, si può dire senza dubbio che Rumoldo, dal tedesco Romwald, è senz’altro anglosassone, come altri celebri missionari della bassa Germania, tutti dell’VIII secolo e che nacque intorno al 720.
Animato dal fervore apostolico partì per il Continente e giunse ad evangelizzare la regione di Mechelen, non fu certamente il primo, perché nella zona della Dyle (fiume del Belgio), nel 754 già vi erano dei cristiani.
Anche veritiera è la sua accoglienza da parte dei nobili cristiani del luogo, che seguivano la regola di condotta prescritta dai re merovingi, come pure che gli venne donata una proprietà per innalzarvi una cappella e un monastero (molto probabilmente benedettino e doppio, cioè maschile e femminile).
Per quanto riguarda la sua morte fu senz’altro violenta, perché nel 1775, l’esame del cranio, nel millenario della morte, rilevò una frattura dovuta ad un colpo mortale, forse di vanga; resta misterioso il motivo dell’uccisione; fu vendetta, avidità, odio religioso, non si sa, il suo corpo fu gettato nella Dyle e fu ritrovato grazie ad una luce soprannaturale.
Rumoldo fu sepolto nella cappella di Santo Stefano da lui stesso costruita; ebbe quasi subito un culto come Santo, documentato già dal secolo IX, accompagnato da numerosi miracoli.
Nei secoli successivi le reliquie furono trasportate nella chiesa collegiata di Mechelen a lui intitolata e che dal 1559 divenne cattedrale della città. San Rumoldo è patrono della città e dell’archidiocesi di Malines.
(Autore: Antonio Borrelli – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Rumoldo di Mechelen, pregate per noi.
*San Simplicio di Autun - Vescovo (24 Giugno)
m. 375 circa
Martirologio Romano: Ad Autun nella Gallia lugdunense, ora in Francia, San Simplicio, che, di famiglia nobile e pia, visse in assoluta castità in compagnia della sua virtuosissima moglie e fu poi eletto all’episcopato.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Simplicio di Autun, pregate per noi.
*San Teodgaro - Presbitero (24 Giugno)
m. 1065
Evangelizzò Vendyssel in Danimarca, di cui è patrono.
Costruì la prima delle Chiese in legno, tipiche di questa regione.
Martirologio Romano: A Vestervig in Danimarca, San Teodgaro, sacerdote, che fu missionario in questa regione, dove costruì in legno la prima chiesa.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Teodgaro, pregate per noi.
*San Teodolfo di Lobbes - Vescovo e Abate (24 Giugno)
† 24 giugno 776
Martirologio Romano: A Lobbes in Austrasia ora in Belgio, San Teodolfo, Vescovo e Abate.
San Teodolfo è il terzo abate dell’abbazia di Lobbes. Vescovo della città, è ricordato nel testo di Jacqueline Bouette de Blémur, del 1727, "Anno benedettino, ovvero Vite de’ Santi dell’ordine di San Benedetto" che "essendo succeduto alla dignità di due gran santi procurò di non essere loro inferiore nella purità dei costumi e della sapienza della condotta.
Egli stesso camminò da coraggioso dietro le orme loro; dimodoché, dopo esserne stato perfetto imitatore in questa vita, ne fu tratto perché fosse loro compagno nella gloria"
Di lui non sappiamo nulla.
San Teodolfo abate fece scrivere la storia dei suoi predecessori da uno dei suoi monaci, un certo Anso.
Si presume sia morto il 24 giugno del 776 e fu sepolto nella chiesa della santissima Vergine, dove rimase fino al 1102.
Successivamente i suoi resti venne traslati in Francia nella prioria di Erli, detta di Sant’Ermino presso Laon, ma dopo quale tempo, i suoi resti vennero riportati al suo monastero originale.
Sulla sua tomba si ricordano numerosi miracoli tra cui gli innumerevoli ossessi liberati dal loro male, i ciechi che riacquistarono la vista, gli zoppi che si sono raddrizzati e le numerose altre malattie scacciate grazie alla sua intercessione.
Grazie a questo fiorire di miracoli i notabili della città decisero di costruirgli una chiesa in suo onore.
Il martirologio romano e quello benedettino fissano la sua festa nel giorno 24 giugno.
(Autore: Mauro Bonato – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Teodolfo di Lobbes, pregate per noi.
*San Tiu - Santo Irlandese (24 Giugno)
San Tiu è un Santo irlandese ricordato solo nel martirologi di Gorman e del Donegal.
Si crede che fosse figlio di Finian mac Cassáin e il suo nome è messo in relazione con Ruba, attualmente Rowe nelle Ards, nella contea di Down.
San Tochumracht è citata nel martirologi di Gorman (1895) e del Donegal (1864), e viene festeggiata nel giorno 24 giugno.
(Autore: Mauro Bonato – Fonte: Enciclopediqa dei Santi)
Giaculatoria - San Tiu, pregate per noi.